LEGAMI | Lilla/Costa

Lei.

“Sogno o realtà? Di che materia è fatta questa vita?”

pensiero numero 12 © Federica Costa

Come Meg se l’è chiesto cantando in ‘Simbiosi’, noi ce lo chiediamo davanti ai quadri di Federica Costa.

Tutti i giorni ci alziamo, facciamo colazione e andiamo al lavoro. Stop. Pausa pranzo. Stop. Si riprende, la sera cala, torniamo a casa. Stop. Si mangia, ci si prende cura di sé stessi, del focolaio, dei cari. Stop. Si chiude gli occhi ed è già mattina.

Ma cosa succede se ci fermiamo a pensare tra uno stop e l’altro?

Nei momenti di intimità con noi stessi viene da pensare alla santa beatitudine di quando eravamo bambini, di quando immaginavamo le storie che ci raccontava la mamma prima di dormire, di quando chiudevamo gli occhi e immaginavamo un mondo caramellato e colorato.

Ora è tutto più lontano, annebbiato, ma basta guardare un quadro della Costa per farci tornare in mente quelle sensazioni.

I colori sgargianti e le volumetrie distorte ma compatte formano paesaggi surreali e fiabeschi che ci riportano alla mente le illustrazioni di Francesco Musante; come lui interpreta il ricordo ed il racconto in chiave onirica e fiabesca, con meno dovizia di particolari e con maggiore spontaneità.

I quadri di Federica Costa hanno un tono illustrativo molto spiccato, dolce e poetico come lo erano le illustrazioni del belga Folon, ma a differenza sua usa colori più acidi e forti e un disegno dal tratto più deciso.

Con personaggi volanti alla Chagall, descrizioni di giocoleria e tradizioni popolari alla Bruegel, la Costa ci scorta nel mondo delle favole, che spesso si fanno desiderio reale d’evasione dalla contemporaneità. Sono pensieri e parole illustrate, sono personaggi sospesi nell’aria in bilico su corde sottili, sono elementi del cielo trattenuti da ragnatele di fili che li tengono uniti, come noi cerchiamo di non lasciare andare il bambino dentro di noi, che ci mantiene vivi.

Lui.

Ascolto ‘Della stessa materia dei sogni’ dei Tiromancino e guardo gli oggetti.

Sogno © Vladimiro Lilla

Cos’è la materia?

Noi siamo materia, usiamo materia per vivere, usiamo materia per respirare, per mangiare, a volte per amare.

La materia ci compra, ci rende felici, ci gratifica; c’è chi la usa per distruggere, Vladimiro Lilla usa la materia per ricordare e creare.

Ascrivibile al movimento dell’Arte informale europeo degli anni Cinquanta e Sessanta, Lilla rispetta il rigore tecnico della tradizione materica, complesso ed incisivo nell’esecuzione.

Più vicino alle tecniche informali di Fautrier e alla sua elaborazione a tratti grezza, l’arte di Lilla esula dalla ribellione, dalla rivincita della materia gretta di Burri e i suoi materiali di fortuna; dalla volontà di ricostruire e valorizzare l’Uomo dopo la catastrofe della seconda grande guerra, avvicinandosi all’Art Brut di Dubuffet ed al suo sentire, più intimista e meno sovversivo, che confluisce in una pulsione emotiva espressa in una comunicazione immediata e sintetica, senza mai dimenticare l’intenzione estetica.

La sua tecnica infatti non ha sbavature, pur rispettandola sempre, la utilizza come mezzo di espressione personale e non come mezzo di protesta, cercando nella sua introspezione il soggetto dei suoi dipinti.

Con stucchi e colore spalanca una porta che ci porta al suo vissuto; non deve certo spaventare quell’astratto che non rappresenta il riconoscibile. Lilla ci offre un percorso della memoria, di un tempo che ha inciso la sua storia, di un momento, un sogno, di un ricordo a volte strappato e rattoppato con delle corde, a volte nitido, di una lettera, di un numero che non ha importanza tradurre.

Lettere e numeri non sono l’anagramma di parole nascoste, per questo non avrebbe senso tentare di dare un significato al flusso della memoria e dell’istinto.

Pur rimanendo criptica nel significato sintattico, l’arte di Lilla è immediata nel raggiungere la rievocazione ed il cuore.

Chi guarda non può non rimanere felicemente sorpreso da chi, oggi, sommersi dal digitale e da Photoshop, ancora rispetta la tradizione di un figurativo di qualità.

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28.101.979 © Federica Costa

Loro.

In occasione della rassegna “transumanzArtistica”, il Comune di Pennadomo ospita questo mese le personali di due artisti che offrono un’arte diametralmente opposta.

Ma gli opposti si attraggono e Vladimiro Lilla insieme a Federica Costa, coppia nella vita e vincente binomio artistico in mostra sono i protagonisti di quest’attrazione.

Cos’avranno in comune un Informale materico di qualità e uno stile favolistico e un po’ naif?

Apparentemente niente: esaltare punti in comune forzando concetti critici già troppo abusati non ci piace.

Guardiamo i quadri: Lilla lega i suoi ricordi, unisce pezzi di memoria; i violenti strappi sono malinconici, naturale sistema di autodifesa che vuole ricostruire la memoria per rallegrarci il presente, è la catena del passato che allungandosi rischia di rompersi.

La Costa usa fili immaginari: se camminassimo dentro ai suoi paesaggi surreali sarebbe come entrare in un remake allegro e spensierato di Al di là dei sogni di Ward.

La luna e le stelle sono unite agli elementi terrestri da un continuo zigzagare di fili sottili e su corde tra cielo e terra camminano funamboli traballanti che giocano con astri e pianeti.

Camminiamo sulle corde e godiamoci la mostra, ma attenzione a non cadere, ci ritroveremmo in un bagno di colore e ricordi.

Michela Malisardi

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